N35 XXXVII. p. 164

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XXXVII


1 Spento il diurno raggio in occidente,
2 E queto il fumo delle ville, e queta
3 De’ cani era la voce e della gente;
4   Quand’ella, volta all’amorosa meta,
5 Si ritrovò nel mezzo ad una landa
6 Quanto foss’altra mai vezzosa e lieta.
7   Spandeva il suo chiaror per ogni banda
8 La sorella del sole, e fea d’argento
9 Gli arbori ch’a quel loco eran ghirlanda.
10   I ramuscelli ivan cantando al vento,
11 E in un con l’usignol che sempre piagne
12 Fra i tronchi un rivo fea dolce lamento.
13   Limpido il mar da lungi, e le campagne
14 E le foreste, e tutte ad una ad una
15 Le cime si scoprian delle montagne.
16   In queta ombra giacea la valle bruna,
17 E i collicelli intorno rivestia
18 Del suo candor la rugiadosa luna.
19   Sola tenea la taciturna via
20 La donna, e il vento che gli odori spande,
21 Molle passar sul volto si sentia.
22   Se lieta fosse, è van che tu dimande:
23 Piacer prendea di quella vista, e il bene
24 Che il cor le prometteva era più grande.