Differenze tra le versioni di "NR25 Annotazioni p. 667"

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cedere quella novità che nasce dal restituire alle voci la signi-
 
cedere quella novità che nasce dal restituire alle voci la signi-
 
ficazione primitiva e propria loro. Aggiungasi che la nostra lin-
 
ficazione primitiva e propria loro. Aggiungasi che la nostra lin-
gua, per quello ch’io possa affermare, non ha parola che, oltre  
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gua, per quello ch’io possa affermare, non ha parola <span style="background-color:yellow;">[[che, oltre]]</span>
 
a valere quanto la sopraddetta latina, s’accomodi facilmente  
 
a valere quanto la sopraddetta latina, s’accomodi facilmente  
 
all’uso de’ poeti; fuori di ''conforto'', che nè anche suona pro-
 
all’uso de’ poeti; fuori di ''conforto'', che nè anche suona pro-

Versione delle 19:24, 11 apr 2020

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NR25667.jpg

magine d’arco (1). Oltracciò vedo che le cose alcune volte
risomigliano e risimigliano l’une all’altre.
        XI, 13. Dimmi, nè mai rinverdirà quel mirto
                  Che tu festi sollazzo al nostro male?
   Io so che a certi, che non son pedagoghi, non è piaciuto
questo sollazzo: e tuttavia non me ne pento. Se guardiamo
alla chiarezza, ognuno si deve accorgere a prima vista che il
sollazzo de’ mali non può essere il trastullo nè il diporto
lo spasso de’ mali, ma è quanto dire il sollievo, cioè quello
che propriamente è significato dalla voce latina solatium, fatta
dagl’Italiani sollazzo. Ora stando che si permetta, anzi spesse
volte si richiegga allo scrittore, e massimamente al poeta li-
rico, la giudiziosa novità degli usi metaforici delle parole,
molto più mi pare che di quando in quando se gli debba con-
cedere quella novità che nasce dal restituire alle voci la signi-
ficazione primitiva e propria loro. Aggiungasi che la nostra lin-
gua, per quello ch’io possa affermare, non ha parola che, oltre
a valere quanto la sopraddetta latina, s’accomodi facilmente
all’uso de’ poeti; fuori di conforto, che nè anche suona pro-
priamente il medesimo. Perocchè sollievo e altre tali non sono
voci poetiche, e alleggerimento, alleviamento, consolazione e
simili appena si possono adattare in un verso. Fin qui mi basti
aver detto a quelli che non sono pedanti e che non si con-
tentarono di quel mio sollazzo. Ora voltandomi agli stessi pe-
dagoghi, dico loro che sollazzo in luogo di sentimento di sollievo, cioè
di solatium, è voce di quel secolo della nostra lingua ch’essi
chiamano il buono e l’aureo. Leggano l’antico Volgarizzamento
del primo Trattato di San Giovanni Grisostomo sopra la Com-
punzione, a capitoli otto (2). Ora veggiamo quello che séguita
detto da Cristo: se forse in alcuno luogo o in alcuna cosa io
trovassi SOLLAZZO, o rimedio DI TANTA CONFUSIONE. E ivi
a due versi. Oimè, credevami trovare SOLLAZZO DELLA MIA
CONFUSIONE, e io trovo accrescimento. Così a capitoli undici (3).
Tutta la pena che pativa (san Paolo), piuttosto riputava SOL-
LAZZO D’AMORE, che dolore di corpo. E nel capo susseguen-
te (4). Onde ne parlano spesso, acciocchè almeno per lo molto



(1) V. Assimigliante.
(2) Roma 1817, p. 22.
(3) P. 33.
(4) P. 35.