Differenze tra le versioni di "NR25 Annotazioni p. 672"

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<span style="background-color:yellow;">[[Al tempo...che si aveva|Al tempo che poca o niuna contezza si aveva]]</span> della rotondità  
 
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della terra, e dell’altre varie dottrine ch’appartengono alla  
 
della terra, e dell’altre varie dottrine ch’appartengono alla  
cosmografia, gli uomini non sapendo quello che durante la  
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notte il sole operasse o patisse, fecero intorno a questo par-
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ticolare molte e belle immaginazioni, secondo la vivacità e la  
 
ticolare molte e belle immaginazioni, secondo la vivacità e la  
 
freschezza di quella fantasia che oggidì non si può chiamare  
 
freschezza di quella fantasia che oggidì non si può chiamare  

Versione delle 12:54, 13 apr 2020

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NR25672.jpg

persona di Leandro (1): O benigna del ciel notturna LUCE
(vien a dir la luna), Siami benigna ed AL mio nuoto ASPIRA.
Così anche in altri luoghi (2).
        VI, 3. Quand’oltre a le colonne, ed oltre a i liti
                  Cui strider parve in seno a l’onda il sole.
Di questa fama anticamente divulgata, che in Ispagna e in
Portogallo, quando il sole tramontava, s’udisse a stridere di
mezzo al mare a guisa che fa un carbone o un ferro rovente
che sia tuffato nell’acqua, sono da vedere il secondo libro di
Cleomede (3), il terzo di Strabone (4), la quartadecima Satira di
Giovenale (5), il secondo libro delle Selve di Stazio (6) e l’E-
pistola decimottava d’Ausonio (7). E non tralascerò in questo
proposito quello che dice Floro (8) laddove accenna le imprese
fatte da Decimo Bruto in Portogallo: Peragratoque victor
Oceani litore, non prius signa convertit, quam cadentem in
maria solem, obrutumque aquis ignem, non sine quodam sa-
crilegii metu, et horrore, deprehendit. Vedi altresì le annota-
zioni degli eruditi sopra il quarantesimoquinto capo di Tacito
delle Cose germaniche.
        VII, 5 E del notturno
                  Occulto sonno del maggior pianeta.
Al tempo che poca o niuna contezza si aveva della rotondità
della terra, e dell’altre varie dottrine ch’appartengono alla
cosmografia, gli uomini non sapendo quello che durante la
notte il sole operasse o patisse, fecero intorno a questo par-
ticolare molte e belle immaginazioni, secondo la vivacità e la
freschezza di quella fantasia che oggidì non si può chiamare
altrimenti che fanciullesca, ma pure in ciascun’altra età degli
 antichi poteva poco meno che nella puerizia. E se alcuni s’im-
maginarono che il sole si spegnesse la sera e che la mattina
si raccendesse, altri si persuasero che dal tramonto si posasse,
e dormisse fino all’aggiornare; e Mimnermo, poeta greco anti-
chissimo, pone il letto del sole in un luogo della Colchide. Ste-







(1) Ep. 17, v. 130.
(2) Ep. 15, v. 70 e 392.
(3) Circular. Doctrin. de Sublimibus, l. 2, c. 1. edit. Bake, Lugd. Bat. 1820, p. 109 et seq.
(4) Amstel. 1707, p. 202 B.
(5) V. 279.
(6) Genethliac. Lucani, v. 24 et sequent.
(7) V. 2.
(8) L. 2, c. 17, sect. 12.