NR25 Annotazioni p. 675

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stodita e favorita, considerando ch’ella spetta a quel genere
di locuzioni e di modi, quanto più difformi dalla ragione, tanto
meglio conformi e corrispondenti alla natura, de’ quali abbonda
il più sincero, gentile e squisito parlare italiano e greco. E
siccome la natura non è manco universale che la ragione, così
non dobbiamo pensare che questa e altre tali facoltà della no-
stra lingua producano oscurità, salvo che s’adoprino con av-
vertenza e naturalezza. Piuttosto è da temere che se abbracce-
remo con troppa affezione l’esattezza matematica, e se la stu-
dieremo, e ci sforzeremo di promuoverla sopra tutte le altre
qualità del favellare, non riduciamo la lingua italiana in pelle
e ossa, com’è ridotta la francese, e non sovvertiamo e di-
strugghiamo affatto la sua proprietà: essendo che la proprietà
di qualsivoglia lingua non tanto consista nelle nude parole e
nelle frasi minute, quanto nelle facoltà e forme speciali d’essa
lingua, e nella composizione della dicitura. Laonde possiamo
scrivere barbaramente quando anche evitiamo qualunque meno-
ma sillaba che non si possa accreditare con dieci o quindici
testi classici (quello che oggi s’ha in conto di purità nello
scrivere italiano); e per lo contrario possiamo avere o meri-
tare opinione di scrittori castissimi, accettando o formando pa-
role e frasi utili o necessarie, che non sieno registrate nel Vo-
cabolario, nè protette dall’autorità degli Antichi.
        III, 14. E di nervi e di polpe
                  Scemo il valor natio
L’aggettivo scemo negli esempi che la Crusca ne riferisce,
è detto assolutamente, e non regge caso. Dunque segnerai nel
margine del tuo Vocabolario questi altri quattro esempi: l’uno
ch’è dell’Ariosto (1), e dice così: Festi, barbar crudel, DEL
capo SCEMO Il più ardito garzon che di sua etade, con quello
che segue. L’altro del Casa (2): E ’mpoverita e SCEMA DEL
suo pregio sovran la terra lássa. Il terzo dello Speroni nel Dia-
logo delle Lingue (3): La quale SCEMA DI vigor naturale, non
avendo virtù di fare del cibo sangue onde viva il suo corpo,
quello in flemma converte. L’ultimo dello stesso nell’Orazione



(1) Fur. c. 36, st. 9.
(2) Son. 36.
(3) Dialoghi dello Sper. Ven. 1596, p. 102.