Differenze tra le versioni di "NR25 Annotazioni p. 809"

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metallo ch’ei volesse denotare con quell’''ahenea''. E nello stesso  
 
metallo ch’ei volesse denotare con quell’''ahenea''. E nello stesso  
 
Poliziano, poco avanti al predetto luogo (4), il ''ferrato inferno''  
 
Poliziano, poco avanti al predetto luogo (4), il ''ferrato inferno''  
è ''spietato'' o ''inesorabile'', e se non fosse la traslazione, ''ferreo''.  
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è ''spietato'' o <span style="background-color:yellow;">[[inesorabile, e|''inesorabile'', e]]</span> se non fosse la traslazione, ''ferreo''.  
 
Di più troverai nel Chiabrera (5) un ''ferrato usbergo'', il quale  
 
Di più troverai nel Chiabrera (5) un ''ferrato usbergo'', il quale  
 
io mi figuro che sia ''di ferro''; e nel Redi (6) le ''ferrate porte''  
 
io mi figuro che sia ''di ferro''; e nel Redi (6) le ''ferrate porte''  

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NR25809.jpg


meno antico d’età e molto più ragguardevole d’ingegno e di
letteratura che non fu quel buon Frate, cioè del Poliziano,
che sotto la persona d’Orfeo dice a’ guardiani dell’inferno (1):
Dunque m’aprite LE FERRATE PORTE. Non può voler dire che
queste porte sieno guarnite di ferro, come sono anche le più
triste porte di questo mondo, ma dee volere che sieno di ferro,
come si possono immaginare le porte di casa del diavolo, che
non ha carestia di metalli, essendo posta sotterra, nè anche
di fuoco da fonderli, essendo come una fornace. Altrimenti
quell’aggettivo nel detto luogo avrebbe del fiacco pure assai.
Così quando Properzio (2) chiamò ferrata la casa di Danae,
ferratam Danaes domum, si può stimare che non avesse ri-
guardo a’ saliscendi o a’ paletti delle porte nè agl’ingraticolati
che potessero essere alle finestre, ma volesse intendere ch’ella
fosse di ferro, come Orazio (3) la fece di bronzo, o d’altro
metallo ch’ei volesse denotare con quell’ahenea. E nello stesso
Poliziano, poco avanti al predetto luogo (4), il ferrato inferno
è spietato o inesorabile, e se non fosse la traslazione, ferreo.
Di più troverai nel Chiabrera (5) un ferrato usbergo, il quale
io mi figuro che sia di ferro; e nel Redi (6) le ferrate porte
del palazzo d’Amore: se non che dicendo il poeta che su
queste porte ci stavano le guardie, mostra che dobbiamo in-
tendere delle soglie; e però quell’aggiunto mi riesce molto
male appropriato, che che si voglia significare in quanto a se.
Dato finalmente che gli arpioni, vale a dire i gangheri, delle
porte e delle finestre, come anche le bandelle, cioè quelle
spranghe che si conficcano nelle imposte, e per l’anello che
hanno all’una delle estremità, s’imperniano negli arpioni,
sieno fatte, e non foderate o fasciate, di ferro effettivo; resta
che ferrato nel passo che segue, sia detto formalmente in
luogo di ferreo, e non di ferreo traslato, ma del proprio e
naturale quanto sarebbe se dicessimo, verbigrazia, ferreo se-
colo. Il passo è riferito nel Vocabolario della Crusca alla voce


(1) Orfeo, At. 4, ed. dell’Affò, v. 16, p. 43.
(2) L. 2, El. 20, al. 16, v. 12.
(3) L. 3, Od. 16, v. 1.
(4) At. 3, v. 39, p. 42.
(5) Canz. Era tolto di fasce Ercole appena, st. 7.
(6) Son. Aperto aveva il parlamento Amore.