Differenze tra le versioni di "NR25 Annotazioni p. 810"

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''più vago il Sol mena a le genti.'' Il Petrarca (3) usa il singolare  
 
''più vago il Sol mena a le genti.'' Il Petrarca (3) usa il singolare  
 
di ''luce'' per ''vita''. ''I’ che temo del cor che mi si parte, E veggio''  
 
di ''luce'' per ''vita''. ''I’ che temo del cor che mi si parte, E veggio''  
''presso il fin della mia LUCE''.
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''presso il fin <span style="background-color:yellow;">[[fin della mia|della]]</span> mia LUCE''.
 
&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;''V'', 4. Ma se spezzar la fronte  
 
&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;''V'', 4. Ma se spezzar la fronte  
 
&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Ne’ rudi tronchi, o da montano sasso
 
&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Ne’ rudi tronchi, o da montano sasso

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NR25810.jpg


Bandella, e parte ancora alla voce Arpione, e spetta all’antico
Volgarizzamento manoscritto dell’Eneide, nella quale corri-
sponde alquanto sotto il mezzo del secondo libro (1). Ma Pirro
risplendente in arme, tolta una mannaia a due mani, taglia
le dure porte, e LI FERRATI ARPIONI DELLE BANDELLE. Da
tutte le sopraddette cose conchiuderemo, a parer mio, che la
voce ferrato posto per ferreo, non tanto che si debba ripren-
dere, ma nella poesia specialmente, s’ha da tenere per una
dell’eleganze della nostra lingua.
    IV, 13 Quando le infauste luci
             Virile alma ricusa.
    Luci per giorni sta nella Crusca veronese con un testo del
Caro, al quale aggiungendo il seguente, ch’è d’uomo fioren-
tino, anzi fiorentinissimo, cioè del Varchi (2), non sei per
fare opera perduta. Dopo atre notti, più lucenti e belle LUCI
più vago il Sol mena a le genti. Il Petrarca (3) usa il singolare
di luce per vita. I’ che temo del cor che mi si parte, E veggio
presso il fin della mia LUCE.
    V, 4. Ma se spezzar la fronte
            Ne’ rudi tronchi, o da montano sasso
            Dare al vento precipiti le membra,
            Lor suadesse affanno.
    Il Vocabolario ammette le voci suadevole, suaso, suasione,
suasivo. Ma che vale? Se non porta a lettere di scatola il verbo
suadere, chi mi proscioglie dal peccato d’impurità? non certo
i latini: di modo ch’io me ne vo dannato senz’altro; e mi
terrà compagnia l’Ariosto, che nel terzo del Furioso (4) disse
di Bradamante: Quivi l’audace giovine rimase Tutta la notte,
e gran pezzo ne spese A parlar con Merlin, che LE SUASE
RENDERSI tosto al suo Ruggier cortese. Anzi troverò fra la
gente perduta anche il Bembo, capitato male per lo stesso
misfatto, e che più? fino al padre Dante, che non s’astenne
dal participio suaso. E quanto al peccato di questi due, vedi
il Dizionario dell’Alberti.


(1) V. 479.
(2) Boez. l. 3, rim. 1.
(3) Son. Quand’io son tutto volto in quella parte.
(4) St. 64.