Argomento di una Canzone sullo stato presente dell’Italia

Da wikileopardi.

Argomento di una Canzone sullo stato presente dell’Italia


O patria mia, vedo i monumenti gli archi ec. ma non vedo
la tua gloria antica ec. Se avessi due fonti di lagrime non potrei piangere abbastanza per te.
Passaggio agl’italiani che hanno combattuto per Napoleone: alla Russia.
Morendo i poveretti ec. (dopo una descrizione lirica del modo come morivano)
si volgevano a te o patria ec. O italia o italia bella, O patria nostra o in che diversa terra
Moriamo per colui che ti fa guerra. Oh morissimo per mano di forti e non del freddo:
oh morissimo per te, non per li tuoi tiranni: oh fosse nota la morte nostra! infelici sconosciuti per sempre
e inUtilmente soffrenti le più acerbe pene. così dicendo morivano
e gli addentavano le bestie feroci urlando su per la neve e il ghiaccio ec.
Anime care, datevi pace e vi sia conforto Che non hacci per voi conforto alcuno,
infelicissimi fra tutti, riposatevi nell’infinità della vostra miseria, vi sia conforto
il pianto della patria e de’ parenti: non di voi si lagna la patria ma di chi vi spinse
A pugnar contra lei E mesce al pianto vostro il pianto suo: sventuratissima sempre;
vi sia conforto che la sorte vostra non è stata più dolce di quella della patria.
Dei guai sofferti dall’italia sotto il dominio de’ francesi tanto monarchico quanto repubblicano,
del suo spoglio ec. Che differenza, parlando della Russia, da quel tempo
ec. qui si possono ricordare le vittorie riportate da Adriano sopra i Parti, se però i Parti
hanno che fare coi Russi. Si può 8 ricordare in modo di sentenze liriche quello che ho scritto
nei miei pensieri delle illusioni che si spengono, in proposito della freddezza degl’italiani.
Sempre poi si può venir paragonando il presente al passato, ai Romani, ai Greci, alle Termopile ec.
– E questo vi conforti Che conforto non è per voi nessuno. – O patria mia vedo le mura e gli archi ec.
Ma la gloria non vedo Non vedo il lauro e ’l ferro ond’eran carchi I nostri padri anti=|chi ec.
Nuda la fronte e ’l petto ec. O patria mia chi t’ha ridotta in questo stato – passo flebile –
ec. Se fosser gli occhi miei due vive fonti (fonti vive. Se le pupille mie fosser due fonti) ec.
Non | potrei pianger tanto Ch’adeguassi ec. Chè fosti donna un tempo ora se’ schiava. incatenata ec.
Dove sono i tuoi figli? Che fanno? perchè non 12 si combatte più per te? ec. Odo il suono della battaglia: vedo
che i tuoi figli combattono vedo il valore ec. passaggio alla campagna di Russia. Ahi non è per te ch’essi combattono. ec.
Misero è ben chi muore pugnando per altro che per la patria. Qui si passi alla battaglia de’ greci alle Termopile.
Ipotiposi de’ combattenti, muoiono tutti. Così così, Evviva evviva. Beatissimi voi non tempo ec.
non invidia oscurerà la vostra fama. Allora Simonide (si metta Il figlio di ec.) prendea la lira.
(si veda se visse a quel tempo veramente) Qui si può fingere il canto di Simonide
ma passando alle parole sue di colpo come Virgilio citato dal Monti nel settimo dell’ Eneide. Così cantava Simonide.
Oh potess’io cantare egualmente per gl’italiani. Oh come mi arderebbe il cuore
ec. – Che la miseria vostra colpa del fato fu non colpa vostra. – Nata l’italia a vincer tutte le genti così nella felicità come nella miseria.
– Oh come sono sparite le tue glorie, ec. in tuono solenne. – Tutte piangiamo insieme, itale genti,
Poi che n’ha dato il cielo Dopo il tempo sereno, Tempo d’affanno e d’amarezza (tristezza) pieno.
Questo può servire per la chiusa. È stato meglio per voi morire comunque, poich’eravate servi ed era serva la patria vostra.

Perchè la pace ec. O italia ti rivolgi ai tuoi maggiori mira ec. vergognati una volta. ec. Onorate italiani i vostri maggiori
poichè nessun presente lo merita. Cercava lo straniero la tomba di Dante e non trovava un sasso che gl’indicasse
dove posavano le ossa di colui che l’italia collocò tant’alto. O benedetti voi ec. Non vi mancherà fantasia: vi sproni l’alto subbietto.
Anch’io vengo come posso a cantare e tributare omaggio con voi e con tutti gl’italiani a Dante. O gran padre Alighier
questo già non ti tocca per amor di te che non hai bisogno di monumento, e sei glorioso per tutto e immortale
e se l’italia t’avesse dimenticato sarebbe già barbara ec. nè certo ti dimenticò, le avvengano tutte le sventure se lo fece:
ma per gl’italiani acciò si destino ec. oh come vedi la povera italia come fu straziata dai francesi, spogliata
de’ marmi e delle tele ec. trattati come pecore vili da’ galli itali noi. qual tempio qual altare non violarono, qual monte (pendice)
qual rupe qual antro sì riposto fu sicuro dalla loro tirannide. Libertà bugiardissima. ec. E ’l peggio è che fummo costretti di combattere per loro.
Qui alle campagne e selve rutene ec. come sopra per l’altra canzone. Ma più di tutto è male questo sopore degl’italiani.
Dimmi, gran padre, dimmi la fiamma che t’accese è spenta? Saran vane le tue fatiche per crearci un idioma e una letteratura?
Non sorgerà più la gloria d’italia? Non ci sarà più un uomo simile a te? Io finch’avrò lena e voce in petto griderò sempre:
Svegliati italia ec. ec. – Che per se stessa inerme, tuttora armata è per lo suo tiranno.