Avvicinamento della morte (1816-1818) Canto IV

Da wikileopardi.

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Canto IV.


1 Tornò la piaggia queta: allor che sopra
2   Oscuro carro apparse un che si stava
3   Immoto in guisa d’uom cui sonno copra.
4 Sedeva, e sopra ’l petto gli cascava
5   La testa ciondolante, e ’l carro gia
6   Come va carro cui gran pondo grava.
7 Testuggini ’l traeano e per la via
8   Moveasi taciturno e così lento
9   Che suon di rota o sasso non s’udia.
10 Vedi, ’l Celeste disse, quel ch’ha spento
11   La fama e ’l grido di que’ magni tanti
12   Lo cui rinomo è gito come vento.
13 Vedi che ’ntorno al carro e dietro e innanti
14   Va quella gente trista lo cui volto
15   Tutto è ’nvoluto entro suoi lunghi manti.
16 Questa die’ tempo lungo e sudor molto
17   Per viver dopo ’l passo e tutto ’l frutto
18   De l’opra sua quel suo signor gli ha tolto.
19 Or muto di suo nome è ’l mondo tutto
20   Pur die’ la vita perch’eterno fosse
21   E ’l mertava quant’altri e que’ l’ha strutto.
22 O sventurata gente e che ti mosse
23   A ricercar quel che da Obblio si fura
24   Sì che giace tua fama entro tue fosse?
25 O vita trista o miseranda cura!
26   Passa la vita e vien la cura manco
27   E ’l frutto insiem con lor passa e non dura.
28 Quando posasti il moribondo fianco
29   Dicesti: assai vivemmo e non fia mai
30   Che nostro nome di sonar sia stanco.
31 Misera gente ah non vivesti assai
32   Per trionfar d’Obblio che tutto doma:
33   Invan per te vivesti e non vivrai.
34 Quanto me’ fa colui che non si noma
35   Al mondo no, ma nomerassi in cielo
36   Quando deposto avrà la mortal soma.
37 Lui dolcezza sarà lo final gelo,
38   Nè teme Obblio, ch’avrà la terra a sdegno
39   Quando vedrà ’l gran Bello senza velo.
40 Or ti rinfranca, o mio povero ’ngegno
41   E t’aiti colui che tutto move
42   Che dir t’è d’uopo di suo santo regno.
43 Or prendi a far quaggiù l’ultime prove
44   Ora a mia bocca ispira il canto estremo,
45   Cose altissime io canto al mondo nove.
46 Ve’, quei soggiunse, e ’n ripensarvi io tremo,
47   Che solcando si va questo mar tristo
48   Con iscommessa barca e fragil remo.
49 Assai travaglio assai dolore hai visto
50   Or leva ’l guardo a le superne cose
51   Or mira ’l frutto del divino acquisto.
52 I’ sollevai le luci paurose
53   Inver lo cielo e vidi quel ch’appena
54   Mie voci smorte di ridir son ose!
55 Come quando improvviso si serena
56   Il ciel già fosco sopra piaggia bella
57   E ’l sol ridendo torna e ’l dì rimena.
58 E ’l loco sua letizia rinnovella
59   Mentre in ogn’altra parte è ’l ciel più nero
60   E tutto intorno chiuso da procella.
61 Tal colassuso in mezzo a l’emispero
62   Le nubi screpolar vidi e squarciarse,
63   E disfogando i rai farsi sentiero.
64 E poi l’aperta vidi dilatarse
65   E crescer lo splendore a poco a poco
66   Sì che lucido campo in cielo apparse.
67 Lume di Sole a petto a quello è fioco
68   Che rifletteasi in terra e fea più vago
69   Brillando tra le foglie il dolce loco.
70 Qual da limpido ciel su queto lago
71   Cinto di piante in ermo loco il Sole
72   Versa sua luce e sua tranquilla imago.
73 Qui vengon manco al ver le mie parole
74   Ch’i’ vidi cose in mezzo a quel fulgore
75   Cui dir non può la lingua e ’l pensier vole.
76 Vidi distesa piaggia onde ’l colore
77   E ’l fiorire e ’l gioire e la beltate
78   M’aprir la mente e dilatarmi ’l core.
79 Canti s’udian sì dolci che di state
80   Men caro è in su la sera in riva a un fiume
81   Udir gli augelli e l’aure innamorate.
82 Splendean l’erbette di sì vago lume
83   Che luccicar men vaghi a la mattina
84   I rugiadosi prati han per costume.
85 E la luce era tanta che la brina
86   Al sol men chiaro splende, e men raggiante
87   Splende al sol bianca neve in piaggia alpina.
88 Intrecciavansi i raggi tra le piante
89   E rifletteansi in onde tanto chiare
90   Che quel fulgor quaggiù non ha sembiante.
91 Come se viva lampa a un tratto appare
92   In tenebrosa stanza, chi v’è drento
93   Forz’è che ’l lume co la man ripare,
94 Tal mi vinser quei raggi in un momento:
95   Perchè l’umide luci i’ riserrai,
96   Che ’l poter venne manco a l’ardimento.
97 E l’Angel disse: mira ed i’ levai
98   Lo sguardo un’altra volta e vidi quanto
99   Nostra sola virtù non vide mai.
100 Alme vestite di lucido manto
101   Ivan per quelle vie del Paradiso
102   Sciolte le labbra al sempiterno canto.
103 Oh che soavi lumi oh che bel viso
104   Oh che dolci atti in quel beato stuolo
105   Oh che voci oh che gioja oh che sorriso!
106 Allor mi parve abbandonato e solo
107   Questo misero mondo e ’l dolor molto
108   E ’l piacer nullo in questo basso suolo.
109 Più ch’astro fiammeggiante era lor volto
110   E ’n guisa d’uom che placido si bea
111   E’ ’l tenean fermo e tutto in su rivolto.
112 S’allegrava ’l terren quando ’l premea
113   Alcun de’ Santi co l’eterno piede,
114   E ogn’erba da lor tocca più lucea.
115 Mira de’ Giusti la beata sede
116   Mira la patria, mira ’l sommo regno
117   Cui non cura ’l mortal perchè nol vede.
118 Or sì lo tristo suol verratti a sdegno
119   Disse ’l celeste, or sì ti saria duro
120   Drizzar la mente a men beato segno.
121 O ’ntelletto mortal, come se’ scuro
122   Che cerchi morte e duol, per questa terra
123   Che da doglia e da morte fa sicuro!
124 Vedi color che ’l santo loco serra
125   Com’or son lieti ne l’eterna pace
126   Vinta presto quaggiù la mortal guerra.
127 Mira ’l vate regal che sì ferace
128   Ebbe di canti sua divina cetra
129   E tra gli altri lassuso or già non tace.
130 Vedi ’l magno Alighier che sopra l’etra
131   Ricordasi ch’ascese un’altra volta
132   E del dir vostro pose la gran pietra.
133 E vedi quel vicin ch’anco s’ascolta
134   Lagnarsi che la mente al mondo tristo
135   Ebbe a cosa mortal troppo rivolta
136 Mira colui che lagrimar fu visto
137   Tutta sua vita e or di suo pianto ha ’l frutto
138   E cantò l’armi e ’l glorioso acquisto.
139 Oh dolce pianto oh fortunato lutto
140   Oh vento che ’l nocchier sospinse al porto
141   U’ nol conturba più vento nè flutto!
142 I’ stava in quella vista tutto assorto
143   Quando repente correr come strale
144   Un lampo vidi da l’occaso a l’orto.
145 Allor per l’aria tutta batter l’ale
146   Rugghiando i quattro venti, e ’l tuon mugghiare
147   Dal Boreal deserto al polo Australe.
148 E sbattersi da lungi e dicrollare
149   Lor cime i monti e dal profondo seno
150   Metter continuo cupo ululo il mare.
151 E l’aria farsi roggia in un baleno
152   Come le nubi a sera in occidente,
153   E sotto a’ piedi ansando ir lo terreno.
154 E ’l ruscel che venuto era torrente
155   Spumar fumar con alto gorgoglìo
156   Come in caldaia al foco onda bollente.
157 Quando con suon vastissimo s’aprio
158   In mezzo al santo loco il ciel più addrento
159   E allor cademmo al suol l’Angelo ed io.
160 E tra sua luce sopra ’l firmamento
161   Apparve Cristo e avea la Madre al fianco.
162   E tutto tacque e stette in quel momento.
163 Così smarrissi lo ’ntelletto stanco
164   Quando l’Angel mi fe’ levar lo viso
165   Che ’n lo membrar la voce e ’l cor vien manco.
166 Vidi Cristo e non sono in Paradiso?
167   E Maria vidi e ’n terra anco mi veggio?
168   E vidi ’l cielo e altrui pur lo diviso?
169 O Cristo, o Madre, o sempiterno seggio
170   U’ celeste si fa nostra natura,
171   Che narrar di voi posso? o che dir deggio?
172 T’allegra omai che tua stagion matura
173   Disse lo Spirto, e sei presso a la sede
174   Ove letizia eternamente dura.
175 Cristo e la Madre vede e sol non vede
176   Il tuo guardo mortal quello che mai
177   Veder non può dal mondo altro che fede.
178 Quella nube tel cela da’ cui rai
179   Lo fiammeggiar di cento soli è vinto
180   Dove pur di mirar forza non hai.
181 Dico la somma Essenza inver cui spinto
182   È dal cor suo ma ch’a mirar non basta
183   Uom da suo corpo a questa terra avvinto.
184 Conto t’è ’l mondo omai, conta la vasta
185   Solitudin terrena ov’uomo ad uomo
186   Ed a se stesso ed a suo ben contrasta.
187 Vedesti i frutti del piagnevol pomo
188   E ’l cercar gioja che ’n dolor si muta
189   E le vane speranze e ’l van rinomo.
190 Come dietro ad Error corre perduta
191   Tanta misera schiera e come tanti
192   Visser per fama di cui fama è muta.
193 Vedesti i feri guai vedesti i pianti
194   Che reca armato chi ragion non prezza
195   E i crudi giochi e i luttuosi vanti.
196 Che far nel mondo vostro dove spezza
197   Sue leggi e suo dover lo rege ei pure
198   E misero diviene in tanta altezza.
199 Se non cercar del cielo ove sicure
200   Son l’alme dal furor de la tempesta
201   E tema è morta e le roventi cure?
202 E lo ciel ti si dona. Omai t’appresta
203   Che veduto non hai sogni nè larve;
204   Certa e verace vision fu questa.
205 Presso è ’l dì che morrai. Qui tutto sparve.


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