F31 XVII. ‖ AL CONTE CARLO PEPOLI. p. 120

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67 E le ville e i teatri, e giochi e feste
68 Tengon la notte e 'l giorno; a lui non parte
69 Mai da le labbra il riso; ahi, ma nel petto,
70 Ne l'imo petto, grave, salda, immota
71 Come colonna adamantina, siede
72 Noia immortale, incontro a cui non puote
73 Vigor di giovanezza, e non la crolla
74 Dolce parola di rosato labbro,
75 E non lo sguardo tenero, tremante,
76 Di due nere pupille, il caro sguardo,
77 La più degna del ciel cosa mortale.
78     Altri, quasi a fuggir volto la trista
79 Umana sorte, in cangiar terre e climi
80 La età spendendo, e mari e poggi errando,
81 Tutto l'orbe trascorre, ogni confine
82 De gli spazi che a l'uom ne gl'infiniti
83 Campi del Tutto la natura aperse,
84 Peregrinando aggiunge. Ahi ahi, s'asside
85 Su l'alte prue la negra cura, e sotto
86 Ogni clima, ogni ciel, si chiama indarno
87 Felicità, vive tristezza e regna.
78 Altri, quasi a fuggir volto la trista
79 Umana sorte, in cangiar terre e climi
80 L'età spendendo, e mari e poggi errando,
81 Tutto l'orbe trascorre, ogni confine
82 Degli spazi che all'uom negl'infiniti
83 Campi del tutto la natura aperse,
84 Peregrinando aggiunge. Ahi ahi, s'asside
85 Su l'alte prue la negra cura, e sotto
86 Ogni clima, ogni ciel, si chiama indarno
87 Felicità, vive tristezza e regna.
88     Havvi chi le crudeli opre di marte
89 Si elegge a passar l'ore, e nel fraterno
90 Sangue la man tinge per ozio; ed havvi
91 Chi d'altrui danni si conforta, e pensa