I nuovi credenti (1835-1837)

Da wikileopardi.

[I nuovi credenti]

1   Ranieri mio, le carte ove l’umana
2 Vita esprimer tentai, con Salomone
3 Lei chiamando, qual soglio, acerba e vana,
4   Spiaccion dal Lavinaio al Chiatamone,
5 Da Tarsia, da Sant’Elmo insino al Molo,
6 E spiaccian per Toledo alle persone.
7   Di Chiaia la Riviera, e quei che il suolo
8 Impinguan del Mercato, e quei che vànno
9 Per l’erte vie di San Martino a volo;
10   Capodimonte, e quei che passan l’anno
11 In sul Caffè d’Italia, e in breve accesa
12 D’un concorde voler tutta in mio danno
13   S’arma Napoli a gara alla difesa
14 De’ maccheroni suoi, che a’ maccheroni
15 Anteposto il morir, troppo le pesa.
16   E comprender non sa, quando son buoni,
17 Come per virtù lor non sien felici
18 Borghi, terre, provincie e nazioni.
19   Che dirò delle triglie e delle alici?
20 Qual puoi bramar felicità più vera
21 Che far d’ostriche scempio infra gli amici?
22   Sallo Santa Lucia, quando la sera
23 Poste le mense, al lume delle stelle,
24 Vede accorrer le genti a schiera a schiera,
25   E di frutta di mare empier la pelle.
26 Ma di tutte maggior piena d’affanno,
27 Alla vendetta delle cose belle
28   Sorge la voce di color che sanno,
29 E che insegnano altrui dentro ai confini
30 Che il Liri e un doppio mar battendo vanno.
31   Palpa la coscia, ed i pagati crini
32 Scompiglia in su la fronte, e con quel fiato
33 Soave, onde attoscar suole i vicini,
34   Incontro al dolor mio dal labbro armato
35 Vibra d’alte sentenze acuti strali
36 Il valoroso Elpidio; il qual beato
37   Dell’amor d’una dea che batter l’ali
38 Vide già dieci lustri, i suoi contenti
39 A gran ragione omai crede immortali.
40   Uso già contro il ciel torcere i denti
41 Finchè piacque alla Francia; indi veduto
42 Altra moda regnar, mutati i venti,
43   Alla pietà si volse, e conosciuto
44 Il ver senz’altre scorte, arse di zelo,
45 E d’empio a me dà nome e di perduto.
46   E le giovani donne e l’evangelo
47 Canta, e le vecchie abbraccia, e la mercede
48 Di sua molta virtù spera nel cielo.
49   Pende dal labbro suo con quella fede
50 Che il bimbo ha nel dottor, levando il muso
51 Che caprin, per sua grazia, il ciel gli diede,
52   Galerio, il buon garzon, che ognor deluso
53 Cercò quel ch’ha di meglio il mondo rio;
54 Che da Venere il fato avealo escluso.
55   Per sempre escluso: ed ei contento e pio,
56 Loda i raggi del dì, loda la sorte
57 Del gener nostro, e benedice Iddio.
58   E canta, ed or le sale, ed or la corte
59 Empiendo d’armonia, suole in tal forma
60 Dilettando se stesso, altrui dar morte.
61   Ed oggi del suo duca egli su l’orma
62 Movendo, incontro a me fulmini elice
63 Dal casto petto, che da lui s’informa.
64   Bella Italia, bel mondo, età felice,
65 Dolce stato mortal! grida tossendo
66 Un altro, come quei che sogna e dice;
67   A cui per l’ossa e per le vene orrendo
68 Veleno andò già sciolto, or va commisto
69 Con Mercurio ed andrà sempre serpendo.
70   Questi e molti altri che nimici a Cristo
71 Furo insin oggi, il mio parlare offende,
72 Perchè il vivere io chiamo arido e tristo.
73   E in odio mio fedel tutta si rende
74 Questa falange, e santi detti scocca
75 Contra chi Giobbe e Salomon difende.
76   Racquetatevi, amici. A voi non tocca
77 Delle umane miserie alcuna parte;
78 Che misera non è la gente sciocca.
79   Né dissi io questo, o se pur dissi, all’arte
80 Non sempre appieno esce l’intento, e spesso
81 La penna un poco dal pensier si parte.
82   Or mia sentenza dichiarando, espresso
83 Dico, ch’a noia in voi, ch’a doglia alcuna
84 Non è dagli astri alcun poter concesso.
85   Non al dolor, perch’alla vostra cuna
86 Assiste, e poi sull’asinina stampa
87 Il piè per ogni via pon la fortuna.
88   E se talor la vostra vita inciampa,
89 Come ad alcun di voi, d’ogni cordoglio
90 Il non sentire e il non saper vi scampa.
91   Noia non puote in voi, ch’a questo scoglio
92 Rompon l’alme ben nate; a voi tal male
93 Narrare indarno e non inteso io soglio.
94   Portici, San Carlin, Villa Reale,
95 Toledo, e l’arte onde barone è Vito,[1]
96 E quella onde la donna in alto sale,
97   Pago fanno ad ogni or vostro appetito.
98 E il cor, che nè gentil cosa, nè rara,
99 Né il bel sognò giammai, nè l’infinito.
100   Voi prodi e forti, a cui la vita è cara,
101 A cui grava il morir; noi femminette,
102 Cui la morte è in desio, la vita amara.
103   Voi saggi, voi felici: anime elette
104 A goder delle cose: in voi natura
105 Le intenzioni sue vede perfette.
106   Degli uomini e del ciel delizia e cura
107 Sarete sempre, infin che stabilita
108 Ignoranza e sciocchezza in cor vi dura:
109   E durerà, mi penso, almeno in vita.


  1. [Nel margine inferiore] Celebre venditore di sorbetti, che divenuto ricco, comperò una baronia e fu domandato il barone Vito. Nota dell’E.