N35c XIII. La sera del dì di festa p. 64

Da wikileopardi.

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20 Piacquero a te: non io, non già, ch’io speri,
21 Al pensier ti ricorro. Intanto io chieggo
22 Quanto a viver mi resti, e qui per terra
23 Mi getto, e grido, e fremo. Oh giorni orrendi
24 In così verde etate! Ahi, per la via
25 Odo non lunge il solitario canto
26 Dell'artigian, che riede a tarda notte,
27 Dopo i sollazzi, al suo povero ostello;
28 E fieramente mi si stringe il core,
29 A pensar come tutto al mondo passa,
30 E quasi orma non lascia. Ecco è fuggito
31 Il dì festivo, ed al festivo il giorno
32 Volgar succede, e se ne porta il tempo
33 Ogni umano accidente. Or dov’è il suono
34 Di que’ popoli antichi? or dov’è il grido
35 De’ nostri avi famosi, e il grande impero
36 Di quella Roma, e l'armi, e il fragorio
37 Che n’andò per la terra e per l’oceano?
38 Tutto è pace e silenzio, e tutto posa
39 Il mondo, e più di lor non si ragiona.
40 Nella mia prima età, quando s’aspetta
41 Bramosamente il dì festivo, or poscia
42 Ch’egli era spento, io doloroso, in veglia,
43 Premea le piume; ed alla tarda notte
44 Un canto che s'udia per li sentieri
45 Lontanando morire a poco a poco,
46 Già similmente mi stringeva il core.