N35c XIX. Al conte Carlo Pepoli p. 87

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72 Noia immortale, incontro a cui non puote
73 Vigor di giovanezza, e non la crolla
74 Dolce parola di rosato labbro,
75 E non lo sguardo tenero, tremante,
76 Di due nere pupille, il caro sguardo,
77 La più degna del ciel cosa mortale.

78     Altri, quasi a fuggir volto la trista
79 Umana sorte, in cangiar terre e climi
80 L'età spendendo, e mari e poggi errando,
81 Tutto l'orbe trascorre, ogni confine
82 Degli spazi che all'uom negl'infiniti
83 Campi del tutto la natura aperse,
84 Peregrinando aggiunge. Ahi ahi, s'asside
85 Sull'alte prue la negra cura, e sotto
86 Ogni clima, ogni ciel, si chiama indarno
87 Felicità, vive tristezza e regna.

88     Havvi chi le crudeli opre di marte
89 Si elegge a passar l'ore, e nel fraterno
90 Sangue la man tinge per ozio; ed havvi
91 Chi d'altrui danni si conforta, e pensa
92 Con far misero altrui far se men tristo,
93 Sì che nocendo usar procaccia il tempo.
94 E chi virtute o sapienza ed arti
95 Perseguitando; e chi la propria gente
96 Conculcando e l'estrane, o di remoti