NR25 Annotazioni p. 659

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CANZONI DEL CONTE GIACOMO LEOPARDI.
Bologna, Nobili, 1824. Un vol. in 8.° piccolo.

Sono dieci Canzoni, e più di dieci stravaganze. Primo:
di dieci Canzoni nè pur una amorosa. Secondo: non tutte
e non in tutto sono di stile petrarchesco. Terzo: non sono
di stile nè arcadico nè frugoniano; non hanno nè quello del
Chiabrera, nè quello del Testi o del Filicaia o del Guidi
o del Manfredi, nè quello delle poesie liriche del Parini o
del Monti; in somma non si rassomigliano a nessuna poesia
lirica italiana. Quarto: nessun potrebbe indovinare i soggetti
delle Canzoni dai titoli; anzi per lo più il poeta fino dal primo
verso entra in materie differentissime da quello che il let-
tore si sarebbe aspettato. Per esempio, una Canzone per
nozze, non parla nè di talamo nè di zona nè di Venere nè
di Imene. Una ad Angelo Mai parla di tutt’altro che di co-
dici. Una a un vincitore nel giuoco del pallone non è un’i-
mitazione di Pindaro. Un’altra alla Primavera non descrive
nè prati nè arboscelli nè fiori nè erbe nè foglie. Quinto: gli
assunti delle Canzoni per se medesimi non sono meno stra-
vaganti. Una, ch’è intitolata Ultimo canto di Saffo, intende
di rappresentare la infelicità di un animo delicato, tenero,
sensitivo, nobile e caldo, posto in un corpo brutto e gio-
vane: soggetto così difficile, che io non mi so ricordare nè
tra gli antichi nè tra i moderni nessuno scrittor famoso che
abbia ardito di trattarlo, eccetto solamente la Signora di
Staël, che lo tratta in una Lettera in principio della Del-
fina, ma in tutt’altro modo. Un’altra Canzone intitolata
Inno ai Patriarchi, o de’ principii del genere umano,
contiene in sostanza un panegirico dei costumi della Cali-
fornia, e dice che il secol d’oro non è una favola. Sesto:
sono tutte piene di lamenti e di malinconia, come se il
mondo e gli uomini fossero una trista cosa, e come se la
vita umana fosse infelice. Settimo: se non si leggono at-
tentamente, non s’intendono; come se gl’Italiani leggessero
attentamente. Ottavo: pare che il poeta si abbia proposto
di dar materia ai lettori di pensare, come se a chi legge
un libro italiano dovesse restar qualche cosa in testa, o come