NR25 Annotazioni p. 662

Da wikileopardi.

p. 661 ← → p. 663

NR25662.jpg

Alle Canzoni sono mescolate alcune prose, cioè due Let-
tere, l’una al cavalier Monti, e l’altra al conte Trissino vi-
centino; e una Comparazione delle sentenze di Bruto mi-
nore e di Teofrasto vicini a morte. Si aggiungono appiè
del volume certe Annotazioni, le quali verremo portando in
questo Giornale, perchè per la maggior parte sono in pro-
posito della lingua, che in Italia è, come si dice, la ma-
teria del giorno; e non si può negare che il giorno in
Italia non sia lungo.

                              Il cor di tutte
Cose alfin sente sazietà, del sonno,
Della danza, del canto e dell’amore,
Piacer più cari che il parlar di lingua;
Ma sazietà di lingua il cor non sente;

se non altro, il cuor degl’Italiani. Venghiamo alle note
del Leopardi.

  Non credere, lettor mio, che in queste Annotazioni si con-
tenga cosa di rilievo. Anzi se tu sei di quelli ch’io desidero
per lettori, fa conto che il libro sia finito, e lasciami qui solo
co’ pedagoghi a sfoderar testi e citazioni, e menare a tondo
la clava d’Ercole, cioè l’autorità, per dare a vedere che
anch’io così di passata ho letto qualche buono scrittore ita-
liano, ho studiato tanto o quanto la lingua nella quale scrivo,
e mi sono informato all’ingrosso delle sue condizioni. Vedi,
caro lettore, che oggi in Italia, per quello che spetta alla
lingua, pochissimi sanno scrivere, e moltissimi non lasciano
che si scriva; nè fra gli gli antichi, o i moderni fu mai lingua
nessuna civile nè barbara così tribolata a un medesimo tempo
dalla rarità di quelli che sanno, e dalla moltitudine e petu-
lanza di quelli che, non sapendo niente, vogliono che la fa-
vella non si possa stendere più là di quel niente. Co’ quali,
per questa volta e non più, bisogna che tu mi dii licenza di fare
alle pugna come s’usa in Inghilterra, e di chiarirli (se bene,
essendo uomo, non mi reputo immune dallo sbagliare) che
non soglio scrivere affatto affatto come viene, e che in tutti
i modi non sarà loro così facile, come si pensano, il mostrarmi
caduto in errore.