F31 XVII. ‖ AL CONTE CARLO PEPOLI. p. 122

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117 In suo chiuso pensier natura abbella,
118 Morte, deserto avviva. A te conceda
119 Tanta ventura il ciel; ti faccia un tempo
120 La favilla che 'l petto oggi ti scalda,
121 Di poesia canuto amante. Io tutti
122 De la prima stagione i dolci inganni
123 Mancar già sento, e dileguar da gli occhi
124 Le dilettose imagini, che tanto
125 Amai, che sempre infino a l'ora estrema
126 Mi fieno, a ricordar, bramate e piante.
127 Or quando al tutto irrigidito e freddo
128 Questo petto sarà, nè de gli aprichi
129 Campi il sereno e solitario riso,
130 Nè de gli augelli mattutini mattutini il canto
131 Di primavera, nè per colli e piagge
132 Sotto limpido ciel tacita luna
133 Commoverammi il cor; quando mi fia
134 Ogni beltate o di natura o d'arte,
135 Fatta inanime e muta; ogni alto senso,
136 Ogni tenero affetto, ignoto e strano;
137 Del mio solo conforto allor mendico,
138 Altri studi men dolci, in ch'io riponga
139 L'ingrato avanzo de la ferrea vita,
140 Eleggerò. L'acerbo vero, i ciechi
141 Destini investigar de le mortali