M17 Inno a Nettuno d'incerto autore p. 25

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        = Ast ubi prona dies longos super aequora fines
            Exigit, atque ingens medio natat umbra profundo;
            Interiore sinu frangentia littora curvat
            Taenarus, expositos non audax scandere fluctus.
            Illic Aegeo Neptunus gurgite fessos
            In portum deducit equos =.

Cornelio Nipote, Vita di Pausania: = Fanum Neptuni est Taenari,
quod violare nefas putant Graeci =. Pomponio Mela, libro II,
capo 3: = In ipso Taenaro, Neptuni templum =. Questo tempio,
 a dir di Strabone, libro 8, era in un bosco, e per testimonianza
di Pausania, libro III, somigliava una spelonca. Avanti ad esso
era una statua di Nettuno, che onoravasi in quel tempio sotto il
titolo di Asfaleo, sì come ne insegnano queste parole di Suida:
Ταίναρον, ἀκρωτήριον Λακωνικῆς, ἔνθα καὶ Ποσειδῶνος ἱερὸν Ἀσφαλίου = Tenaro,
promontorio della Laconia, dove è pure un tempio di Nettuno
Asfaleo =. Si celebrava in Tenaro una festa ad onore di Net-
tuno della quale è fatta menzione da Esichio, alla voce Ταιναρίας.
Possono vedersi Tucidide nel libro I, Plutarco nella Vita di Pom-
peo, e Stefano il Geografo.

        (57)                     E la sacra Onchestia selva.

  Omero, Iliade, libro II. Beozia verso 13:

                Ὀγχηστόν θ᾽ ἱερὸν Ποσιδήϊον ἀγλαὸν ἄλσος
                                                = Ed Onchesto
                Sacra a Nettuno luminosa selva =.

Dione Crisostomo, Orazione Corintiaca: ῾Ρόδος μὲν Ἡλίου, Ὀγχηστὸς
Ποσειδῶνος = Rodi è sacra al Sole, Onchesto a Nettuno =. On-
chesto era città di Beozia. Pindaro nella quarta Ode Istmica,
 verso 33, chiama Nettuno,Ὀγχηστὸν οἰκέοντα = abitatore di On-
chesto =. Sono da vedere anche l’Ode I, verso 46; Pausania
nel libro IX; Eustazio nel Comento alla Iliade, verso citato, e
più sopra, la nota 51.

    (58) E Micale.

  Micale era un luogo della Jonia, che Erodoto, libro I,
capo 148, chiama sacro, situato incontro a Samo, nel quale, al
rapportare di Diodoro, libro V, gli abitanti di sette città della
Jonia si adunavano per fare grandi sacrificii di antica istituzione
a Nettuno τῷ Ἐλικονίῳ = Eliconio =, come dice Strabone. Questa
festa chiamavasi Πανιώνια, cioè, Ragunamento di tutti que’ della
Jonia, e ne fa menzione anche Eustazio, Comento alla Iliade,
 libro II Beozia, verso 10 e 82.

    (59)                 E Trezene ed il pinoso
            Istmo ed Ega e Geresto.

  Si veggano le note 37, 49, 52 e 38.