N35 NOTE. p. 172

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pa, venendo a parte delle feste, delle maraviglie, del
fervore di tutta un’eccellentissima nazione, fatta an-
che più magnanima della sua natura dalla coscienza
della gloria acquistata, e dall’emulazione di tanta virtù
dimostrata pur dianzi dai suoi. Per queste considera-
zioni, riputando a molta disavventura che le cose scritte
da Simonide in quella occorrenza, fossero perdute,
non ch’io presumessi di riparare a questo danno, ma
come per ingannare il desiderio, procurai di rappre-
sentarmi alla mente le disposizioni dell’animo del poeta
in quel tempo, e con questo mezzo, salva la disugua-
glianza degl’ingegni, tornare a fare il suo canto;
del quale io porto questo parere, che o fosse mara-
viglioso, o la fama di Simonide fosse vana, e gli
scritti perissero con poca ingiuria. Lettera a Vincenzo
Monti premessa alle edizioni di Roma e di Bologna.
    Pag. 25. (2) Di questa fama divulgata anticamente,
che in Ispagna e in Portogallo, quando il sole tra-
montava, si udisse di mezzo all’Oceano uno stridore
simile a quello che fanno i carboni accesi, o un ferro
rovente, quando è tuffato nell’acqua, vedi Cleomede
Circular. doctrin. de sublim. l. 2. c. 1. ed. Bake, Lugd.
Bat. 1820. p. 109. seq. Strabone l. 3. ed. Amstel. 1707.
p. 202. B. Giovenale Sat. 14. v. 279. Stazio Silv. l. 2.
Genethl. Lucani v. 24. seqq. ed Ausonio Epist. 18. v.
2. Floro l. 2. c. 17. parlando delle cose fatte da Deci-
mo Bruto in Portogallo: peragratoque victor Oceani
litore, non prius signa convertit, quam cadentem in
maria solem, obrutumque aquis ignem, non sine quo-
dam sacrilegii metu, et horrore, deprehendit. Vedi
ancora le note degli eruditi a Tacito de Germ. c. 45.