NR25 La sera del giorno festivo p. 904

Da wikileopardi.

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12 Appare in vista, a salutar m’affaccio,
13 E l’antica Natura onnipossente,
14 Che mi fece a l'affanno. A te la speme
15 Nego, mi disse, anche la speme; e d’altro
16 Non brillin gli occhi tuoi fuor che di pianto.
17 Questo dì fu solenne: or da’ trastulli
18 Prendi riposo, e forse ti rimembra
19 In sogno a quanti oggi piacesti, e quanti
20 Piacquero a te: non io certo giammai
21 Ti ricorro al pensiero Intanto io chieggo
22 Quanto a viver mi resti, e qui per terra
23 Mi getto, e grido, e fremo. Oh giorni orrendi
24 In così verde etate! Ahi per la via
25 Sento non lunge il solitario canto
26 De l'artigian, che riede a tarda notte,
27 Dopo i sollazzi al suo povero ostello,
28 E fieramente mi si stringe il core
29 A pensar come tutto al mondo passa
30 E quasi orma non lascia. Ecco è fuggito
31 Il dì festivo, ed al festivo il giorno
32 Volgar succede, e si travolge il tempo
33 Ogni umano accidente. Or dov’è 'l suono
34 Di que’ popoli antichi? or dov’è 'l grido
35 De’ nostri avi famosi, e 'l grande impero
36 Di quella Roma; e l'armi e 'l fragorio
37 Che n'andò per la terra e l'oceano?
38 Tutto è silenzio e pace, e tutto cheto
39 È 'l mondo, e più di lor non si favella.
40 Ne la mia prima età, quando s’aspetta
41 Bramosamente il dì festivo, or poscia
42 Ch’egli era spento, io doloroso e desto
43 Premea le piume, ed a la tarda notte
44 Un canto che udia per lo sentiero
45 Lontanando morire a poco a poco,
46 Al modo istesso mi stringeva il core.