B26. Epistola al conte Carlo Pepoli p. 48

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70 Ne l'imo petto, grave, salda, immota
71 Come colonna adamantina, siede
72 Noia immortale, incontro a cui non puote
73 Vigor di giovanezza, e non la crolla
74 Dolce parola di rosato labbro,
75 E non lo sguardo tenero, tremante,
76 Di due nere pupille, il caro sguardo,
77 La più degna del Ciel cosa mortale.
78     Altri, quasi a fuggir volto la trista
79 Umana sorte, in cangiar terre e climi
80 La età spendendo, e mari e poggi errando,
81 Tutto l'orbe trascorre, ogni confine
82 De gli spazi che a l'uom ne gl'infiniti
Campi del Tutto la Natura aperse,
84 Peregrinando aggiunge. Ahi ahi, s'asside
85 Su l'alte prue la negra cura, e sotto
86 Ogni clima, ogni ciel, si chiama indarno
87 Felicità, vive tristezza e regna.
88     Avvi chi le crudeli opre di marte
89 Si elegge a passar l'ore, e nel fraterno
90 Sangue la man tinge per ozio; ed avvi
91 Chi d'altrui danni si conforta, e pensa
92 Con far misero altrui far se men tristo,
93 Sì che nocendo usar procaccia il tempo.
94 E chi virtute o sapienza ed arti