M17 Inno a Nettuno d'incerto autore p. 13

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stide nella Panatenaica; Eusebio nella Cronica; Nonno nei libri
XXXVI e XLIII τῶν Διονυσιακῶν; Ausonio nel Catalogo delle Città
famose; Proclo nel Comento al Timeo di Platone; Menandro il
Rettorico; l’antico Comentatore d’Aristofane nelle Note alle Nubi,
e tra’ nostri, Dante nel quintodecimo del Purgatorio:

                                    = Se tu se’ sire della villa
                    Del cui nome ne’ Dei fu tanta lite. =

È da notare il luogo di Proclo: ἔτι τοίνυν τὰ νικητήρια τῆς Ἀθηνᾶς παρ᾽
Ἀθηναίοις ἀνύμνηται· καὶ ἑορτὴν ποιοῦνται ταύτην, ὡς τοῦ Ποσειδῶνος ὑπὸ τῆς Ἀθηνᾶς
νικωμένου = oggi per ancora si celebra il trionfo di Minerva appo
gli Ateniesi che solenneggian questa festa per ricordanza della
vittoria di Nettuno riportata da quella =. Ora arde controversia
fra gli eruditi, de’ quali altri vogliono che Nettuno facesse uscir
della terra acqua, altri che un cavallo. Per l’acqua è Apollodoro,
Biblioteca lib. III, di cui ecco le parole: Ἧκεν οὖν πρῶτος Ποσειδῶν ἐπὶ
τὴν Ἀττικήν, καὶ πλήξας τῇ τριαίνῃ κατὰ μέσην τὴν ἀκρόπολιν, ἀνέφηνε θάλασσαν
ἣν νῦν Ἐρεχθηίδα καλοῦσι = Primo dunque Nettuno venne nell’Attica,
e percosso col tridente il suolo nel mezzo della rocca, fe’ veduto
il mare che ora chiamano Eretteo =. Secondo Varrone citato da
S. Agostino, = quum apparuisset… repente olivae arbor, et alio
loco aqua erupisset, regem prodigia ista moverunt: et misit ad Apol-
linem Delphicum sciscitatum quid intelligendum esset quidve faciendum.
Ille respondit quod olea Minervam significaret, unda Neptunum =.
Lo Pseudo-Didimo nelle note al libro XVII della Iliade ci dice,
come Apollodoro, che Ποσειδῶν καὶ Ἀθηνᾶ περὶ τῆς Ἀττικῆς ἐφιλονείκουν, καὶ
Ποσειδῶν ἐπὶ τῆς ἀκροπόλεως τῆς Ἀττικῆς κρούσας τῇ τριαίνα, κῦμα θαλάσσης ἐποί-
ησεν ἀναδοθῆναι· Ἀθηνᾶ δὲ ἐλαίαν = Nettuno e Minerva facean quistione
per l’Attica: e Nettuno dato nella rocca un colpo di tridente fe’
scaturirne acqua marina: Minerva fe’ uscir fuori un olivo =.
Nel libro IX, capo I della Collezione Geoponica, l’avvenimento
è narrato con qualche differenza, poichè vi si legge che Ποσειδῶν...
λιμέσι καὶ νεωρίοις ταύτην (τὴν πόλιν) ἐκόσμει = Nettuno ornolla (la città)
di porti e di arsenali =. A dir d’Igino, favola CLXIV = inter
Neptunum et Minervam quum esset orta certatio, qui primus oppidum
in terra Attica conderet, Jovem judicem ceperunt. Minerva quod pri-
mum in ea terra oleam sevit quae adhuc dicitur stare, secundum eam
judicatum est. At Neptunus iratus, in eam terram, mare coepit irri-
gare velle; quod Mercurius, Jovis jussu, id ne faceret prohibuit =.
Quanta varietà di sentenze intorno a un fatto così certo! Sin qui
però tutti sono in qualche guisa per l’acqua, e nessuno per ca-
vallo. Similmente Erodoto nel libro VIII afferma che nella rocca
d’Atene avea un tempio in cui vedeasi un olivo e dell’acqua
marina postevi, a detta degli Ateniesi, da Nettuno e da Minerva.
Nè altramente Pausania ci conta che in quella rocca erano καὶ τὸ
φυτὸν τῆς ἐλαίας Ἀθηνᾶ, καὶ κῦμα ἀναφαίνων Ποσειδῶν = i simulacri di Mi-
nerva e di Nettuno che faccian comparire, quella un olivo, e que-
sto acqua =. Battista Egnazio dunque nel capo VIII del libro