N35 XXXVII. p. 165

Da wikileopardi.

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25   Come fuggiste, o belle ore serene!
26 Dilettevol quaggiù null’altro dura,
27 Nè si ferma giammai, se non la spene.
28   Ecco turbar la notte, e farsi oscura
29 La sembianza del ciel, ch’era sì bella,
30 E il piacere in colei farsi paura.
31   Un nugol torbo, padre di procella,
32 Sorgea di dietro ai monti, e crescea tanto,
33 Che più non si scopria luna nè stella.
34   Spiegarsi ella il vedea per ogni canto,
35 E salir su per l’aria a poco a poco,
36 E far sovra il suo capo a quella ammanto.
37   Veniva il poco lume ognor più fioco;
38 E intanto al bosco si destava il vento,
39 Al bosco là del dilettoso loco.
40   E si fea più gagliardo ogni momento,
41 A tal che n'era scosso
42 Tra le frondi ogni augel per lo spavento.
43   E la nube, crescendo, in giù calava
44 Ver la marina sì, che l’un suo lembo
45 Toccava i monti, e l’altro il mar toccava.
46   Già tutto a cieca oscuritade in grembo,
47 S’incominciava udir fremer la pioggia,
48 E il suon cresceva all’appressar del nembo.
49   Dentro le nubi in paurosa foggia
50 Guizzavan lampi, e la fean batter gli occhi;
51 E n’era il terren tristo, e l’aria roggia.