N35c III. ‖ AD ANGELO MAI, ‖ QUAND’EBBE TROVATO I LIBRI ‖ DI CICERONE ‖ DELLA REPUBBLICA. p. 25

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64 Fu più l’averno che la terra amico.
65 L’averno: e qual non è parte migliore
66 Di questa nostra? E le tue dolci corde
67 Susurravano ancora
68 Dal tocco di tua destra, o sfortunato
69 Amante. Ahi dal dolor comincia e nasce
70 L’italo canto. E pur men grava e morde
71 Il mal che n’addolora
72 Del tedio che n’affoga. Oh te beato,
73 A cui fu vita il pianto! A noi le fasce
74 Cinse il fastidio; a noi presso la culla
75 Immoto siede, e su la tomba, il nulla.

76      Ma tua vita era allor con gli astri e il mare,
77 Ligure ardita prole,
78 Quand’oltre alle colonne, ed oltre ai liti
79 Cui strider l’onde all’attuffar del sole
80 Parve udir su la sera (2), agl'infiniti
81 Flutti commesso, ritrovasti il raggio
82 Del Sol caduto, e il giorno
83 Che nasce allor ch’ai nostri è giunto al fondo;
84 E rotto di natura ogni contrasto,
85 Ignota immensa terra al tuo viaggio
86 Fu gloria, e del ritorno
87 Ai rischi. Ahi ahi, ma conosciuto il mondo
88 Non cresce, anzi si scema, e assai più vasto
89 L’etra sonante e l’alma terra e il mare
90 Al fanciullin, che non al saggio, appare.